GBOPERA Magazine
Un altro appuntamento con la grande musica sinfonica – nell’ambito della Stagione 2021-2022 della Fondazione Teatro La Fenice – ha avuto luogo al Teatro Malibran, dove il maestro Riccardo Frizza – già gradito ospite della Fenice, in occasione di diverse produzioni liriche – ha diretto il Concerto n. 1 per pianoforte e orchestra di Chopin – solista, Elia Cecino, vincitore del Premio Venezia 2019 – e la Sinfonia “Renana” di Schumann.
Chopin scrisse due Concerti per pianoforte e orchestra tra i vent’anni d’età diciannove e i vent’anni d’età, quando si trovava ancora a Varsavia, ma essi furono pubblicati solo nel successivo periodo parigino: il Concerto in mi minore, nel 1833, come op. 11, il Concerto in fa minore, pur composto precedentemente, nel 1836, come op. 21. È noto che, da sempre, il Primo concerto per pianoforte e orchestra ha goduto del favore del pubblico, mentre la critica – compreso il nostro autorevole Piero Rattalino – ha avanzato qualche riserva, lamentando soprattutto una scrittura orchestrale troppo carente a fronte di uno strapotere della parte solistica. La prima stroncatura “eccellente” è dovuta a Franz Liszt, che peraltro fu, assieme a Schumann, uno dei più strenui difensori della musica di Chopin, nonché autore di due Concerti per pianoforte abbastanza affini, quanto struttura formale e vena melodica, a quelli composti dal maestro polacco. L’incomprensione della critica di ieri, come di quella attuale, nasce probabilmente dal fatto che si è giudicato questo Concerto – come peraltro il secondo Concerto per pianoforte dello stesso Chopin – mettendolo a confronto con la tradizione “classica”, in particolare con analoghe composizioni dell’ultimo Mozart, di Beethoven, di Schumann, di Brahms, senza considerare che all’epoca – per fare un esempio – i Concerti di Beethoven erano praticamente sconosciuti a Varsavia, mentre erano molto popolari quelli di compositori quali Ries, Kummel, Field, Kalkbrenner – quest’ultimo non a caso dedicatario del Concerto op. 11 -, dove l’orchestra ha un ruolo ancillare rispetto alla parte preponderante assegnata al solista.
Un’inappuntabile preparazione tecnica, coniugata a più che promettenti doti interpretative, soprattutto se rapportate alla giovane età di Elia Cecino, si è colta nell’esecuzione del concerto chopiniano, nel corso della quale si sono anche apprezzati il rigore e la sensibilità con cui Riccardo Frizza ha seguito e sostenuto il solista con la complicità di un’orchestra altrettanto precisa e partecipe. Il nitore del tocco, che dava alle note la lucentezza e la rotondità di altrettante perle, si è pienamente goduto nel primo movimento, Allegro maestoso, in forma sonata – che occupa da solo la metà del concerto -, aperto da una lunga introduzione orchestrale, dove si alternano i due temi, che caratterizzano l’intero movimento, fino all’intervento del pianoforte, che ha esposto, dopo un incipit perentorio, il primo tema, un canto di struggente bellezza, per intonare, più oltre, il secondo delicato tema, dal carattere lirico. Fu l’amore per la cantante Kostancjia Gladkowska a ispirare a Chopin una scrittura così diffusamente cantabile, ma anche, e soprattutto, la passione per l’opera italiana come hanno confermato anche i numerosi abbellimenti – tutt’altro che esempio di mero virtuosismo, in quanto perfettamente funzionali sul piano espressivo – della parte solistica, eseguiti con esemplare sicurezza. Una vena di struggente cantabilità ha percorso anche il movimento centrale, Romanza, dalla forma piuttosto libera, la cui introduzione, affidata agli archi con sordina e poi ai corni, ha creato un’atmosfera sognante, cui il solista ha partecipato, intonando un canto purissimo, che poteva ricordare certe melodie di Bellini, un autore amatissimo da Chopin; un canto che, punteggiato da terzine cromatiche e arpeggi da parte del solista, è stato riproposto dagli archi prima della breve chiusa. Il conclusivo Rondò – preceduto da una breve introduzione orchestrale e basato su un tema ritmico in 2/4 “à la krakovienne”, che ne costituisce il ritornello – ha visto il pianoforte lanciarsi in un virtuosismo veramente luminoso a conferma della padronanza tecnica posseduta dal giovane concertista, che – a furore di applausi – ha concesso due bis dall’opus 24 di Chopin: la mazurca n. 4 in si bemolle minore e la n. 2 in do maggiore.
Roberto Campanella
GBOPERA Magazine
8 febbraio 2022