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Cecino accompagna con racconti i suoi concerti. A vent’anni ha un’agenda fitta e senza confini
Il 4 febbraio al Teatro Comunale di Monfalcone col Quartetto Martini e inedite trascrizioni di autori francesi; il 5 e 6 il Concerto di Chopin con l’orchestra del Teatro La Fenice al Teatro Malibran di Venezia; il 9 recital alla Steinway Hall di Londra; I’11 all’Istituto Italiano di cultura di Budapest. Sono le prossime pagine dell’agenda di Elia Cecino, pianista ventenne di Casale sul Sile: fitte di concerti in Paesi diversi suonando programmi completamente differenti uno dall’altro.
«In effetti è un periodo un po’ concitato, tra riprogrammazioni legate alla pandemia e nuove richieste di concerti» ammette il giovane interprete, che ha iniziato a esibirsi regolarmente a 13 anni e che a 15 era in tournée negli Stati Uniti, diplomato in pianoforte con lode a 17 e vincitore di decine di concorsi internazionali. «Il momento è singolare, e io accolgo tutte le proposte per aprirmi strade diverse nel difficile panorama musicale: in un mondo che cambia velocemente è necessario essere elastici» dice.
Elia è anche l’agente di sé stesso, sempre seguito dalla sua prima e inseparabile insegnante, Maddalena De Facci, che negli anni ha dato vita a un’autentica fucina pianisti di grande valore. «Lei è più di un’insegnante: è una vera guida. «Mi aiuta a gestire al meglio i miei impegni e mi spinge a confrontarmi con i docenti delle tante masterclass e accademie che frequento, e con altri giovani musicisti che incontro. E io ho imparato a ottimizzare il mio tempo e il mio studio, a vivere come opportunità per il futuro ogni relazione ogni concerto: è un impegno costante, ma anche molto gratificante».
Non è un “fenomeno”: è un ragazzo che si dedica con impegno straordinario al pianoforte, con esiti eclatanti. Non è figlio di musicisti, anche se la famiglia lo supporta moltissimo, e dedicare la sua vita alla musica è stata una sua scelta, abbracciata tra l’altro anche da sua sorella Vera, di tre anni più giovane e neodiplomata in pianoforte, anche lei con lode.
Quando non esprime talento, impegno e consapevolezza alla tastiera, Elia Cecino lo fa le parole, tanto che da qualche tempo ha anche scelto un modo molto personale di organizzare e di proporre i suoi recital.
«Compongo con grande attenzione i programmi dei miei concerti» spiega «perché non voglio siano ripetitivi e che dimostrino solo le mie capacità: desidero siano realmente comunicativi e interessanti per il pubblico di oggi, che è molto diverso da quello di un tempo. La sfida è quella di renderlo più partecipe proponendo brani, anche di autori poco noti, in relazione tra loro. E tra un brano e l’altro racconto al pubblico quel rapporto: credo alleggerisca l’ascolto e renda l’ascoltatore più consapevole». Una narrazione che sembra implicare una preparazione supplementare e una relazione diversa con la platea. Ma non per lui: «Ho sempre approfondito i contenuti e i contesti di quello che studio e mi riesce piuttosto facile restituirli anche a voce. Credo sia necessario che un musicista porti al pubblico l’arte della musica ma anche il suo legame con tutte le altre arti e con i temi della vita, per invitarlo a riflettere sui significati più profondi dell’arte: anche un ascoltatore occasionale, se coinvolto, potrebbe aver voglia di ascoltare dell’altra musica o di scoprire un quadro o un libro cui è legata».
E se gli si fa presente che è un’ulteriore responsabilità durante un concerto già di per sé difficoltoso, non ha dubbi: «Sì, a volte diventa pesante. Ma lo sento come un servizio necessario da rendere alla musica e al pubblico: conoscere meglio quel che un musicista sta suonando fa diventare la musica più “vicina”, comprensibile e coinvolgente».
Inevitabile pensare come possa, così assorto dal pianoforte, trovare il tempo di divertirsi e godersi la sua età. E, anche qui, nessuna incertezza: «Le opportunità che mi dà questa vita sono tantissime. Suono, e non vorrei fare nient’altro; viaggio tantissimo, e mi piace molto; incontro musicisti di tutto il mondo che sono i miei interlocutori preferiti».
Quando sto a casa per un po’ sento invece la pressione per gli appuntamenti successivi, anche perché ho perso di vista gli amici d’infanzia, poiché abbiamo interessi diversi e continuo a fare esperienze diverse dalle loro. Ma di questa vita sono entusiasta e grato, perché mi ripaga di ogni fatica».
Marina Grasso
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1 febbraio 2022