PREMIO VENEZIA
Per il XXXVI Premio Venezia, alla Fenice, sono arrivati in finale due pianisti veneti: Giovanni Bertolazzi, ventunenne di Soave, che ha guadagnato 110 e lode al Conservatorio Benedetto Marcello di Venezia, ed Elia Cecino, diciottenne di Casale sul Sile (Treviso), che lo stesso voto finale ha ottenuto al Conservatorio Bruno Maderna di Cesena.
La giuria, presieduta dal compositore Fabio Vacchi, ha decretato sabato la vittoria di Cecino, ottenuta anche in virtù di un programma più complesso e di sicura presa sul pubblico. Bertolazzi, con coraggio, ha scelto una Sonata di Haydn e un breve intermezzo di Brahms (pezzi inconsueti per una finale), puntando poi su una fantasmagorica trascrizione di Guido Agosti dell’Uccello di Fuoco di Stravinskji per esibire il suo tecnicismo.
Nell’attesa del responso della giuria, abbiamo effettuato un piccolo sondaggio tra il pubblico sfollato nel foyer e il maggior numero di preferenze andava a Cecino. Tuttavia, quando Bertolazzi è uscito per ricevere il secondo premio, lunghi e calorosi applausi testimoniavano un cospicuo numero di sostenitori anche per lui. È un interprete maturo: si rifarà.
Cecino ha eseguito un programma ben concepito: Variations sérieuses di Mendelssohn, lo Studio trascendentale Chasse neige di Liszt e la Sonata in si bemolle minore di Chopin. Molto sicuro e padrone di sé, si sono apprezzati il suo equilibrio e compostezza di fraseggio, il suono trasparente e rotondo. Molto compatte le variazioni di Mendelssohn, sono state eseguite di slancio, quasi eludendo ogni cesura differenziazione, con un aperto afflato romantico. L’impervio studio lisztiano, spogliato di suggestioni extramusicali, è stato brillantemente risolto, grazie a una manualità agguerrita. Bello l’esordio della Sonata di Chopin, con una coinvolgente contrapposizione tra l’ansia del primo tema e la nobiltà del secondo. Qualche veniale fallo nello Scherzo è stato perdonato grazie all’intima partecipazione con cui è stata poi eseguita la Marcia funebre. Il mormorio del Presto Finale è divenuto uno studio astratto.
Il lungo rito della premiazione, di un concorso trai più ricchi che si conoscano, è stato celebrato da Barbara di Valmarana, da più di trent’anni presidente degli Amici della Fenice, che promuovono la manifestazione. Ha distribuito premi sontuosi, dai 12.500 euro per il quinto classificato, ai 41.500 per il primo, che beneficia anche di un numero notevole di concerti in Italia e all’estero.
(Massimo Contiero)